Almanacco, XCV
Novantacinquesima pagina dell’Almanacco del Canneto di Eridu
15 luglio 2013
Otto anni fa moriva in un crepaccio sul Nanga Parbat (la nona montagna del pianeta per altezza) l’alpinista italiano – di Selva di Val Gardena – Karl Unterkircher, nel tentativo di aprire una via inviolata sulla parete nord. Ricordo come fosse ieri le notizie dal tg riguardo la missione italiana cercava di salvare i suoi due compagni di cordata.
Uno dei suoi compagni sopravvissuti, Walter Nones, di Cavalese, due anni dopo, nel tentativo di aprire una nuova via di sud-ovest sul Cho-Oyu (quinta montagna del pianeta), morì, probabilmente a causa di una valanga.
Non starò tanto lì a dilungarmi. Per quanto ami la montagna, sono un “montanaro domenicale”: sotto i tremila, al massimo escursionistico e senza ferrate. Roba facile, insomma. Ma pure capisco benissimo la frase di Unterkircher che spiega tutto e non richiede ulteriori parole: «se veramente non dovessimo più ritornare, sarebbero in tanti a dire: “Cosa sono andati a cercare là? … Ma chi glielo ha fatto fare? ”. Una sola cosa è certa, chi non vive la montagna, non lo saprà mai! La montagna chiama!»